Mario Cossu

Le Maschere dei Boes e Merdules

Boes e Merdules: le maschere del Carnevale di Ottana

Il Carnevale tipico di Ottana, mette in evidenza il livello di povertà del passato nel mondo della pastorizia e dell’agricoltura. Il carnevale, fin dal passato, è una delle ricorrenze più attese dagli Ottanesi, e vede una larga partecipazione popolare. In questa circostanza anche alle vedove, in quanto irriconoscibili, era permesso mascherarsi, quindi trasgredire al quotidiano comportamento, caratterizzato dalla massima compostezza e discrezione.

Ciò che caratterizza e rende esclusivo il Carnevale di Ottana sono “Sos Merdules” e “Sos Boes”, ovvero “Carazzas” (maschere) tipiche di secolare tradizione. “Sos Boes” indossano pelli di pecora bianche integre, e portano sul viso “Sas Carazzas” (maschere in legno), che raffigurano animali, più precisamente bovini. Esse sono fornite di corna più o meno lunghe lavorate a intaglio. Sulla parte frontale portano una stella e due foglie lungo gli zigomi. Indossano, inoltre, a mo’ di bandoliere circa quaranta, chilogrammi di campanacci, detti “Sonazzas”, agganciati su una cinghia in cuoio posta su una spalla. “Sas Sonazzas” si dividono in vari tipi. I più ammirati sono “Sos Brunzittos” (caratteristici per il loro suono acuto) e “Sas Sonazzas” (caratteristiche per il suono “chiuso” ma forte e per le loro grandi dimensioni). “Sos Boes”, saltando, correndo e agitandosi, rumoreggiano per tutta la durata dell’esibizione.

“Sos Merdules” rappresentano l’uomo e indossano pelli bianche come “Sos Boes”, talvolta anche nere. Portano anch’essi maschere tipiche in legno aventi sembianze umane, generalmente deformate, a significare la fatica del vivere quotidiano. Hanno in spalla “Sa Taschedda”, simile ad uno zaino in cuoio. Questo oggetto ci ricorda che in un passato non molto remoto, i contadini e agli allevatori avevano bisogno di trasportare viveri da consumare in campagna durante il lavoro. “Sos Merdules” , attraverso il loro rituale, rappresentano di fatto la continua lotta tra l’uomo e l’animale, ai fini della sopravvivenza, per stabilire il predominio del primo sul secondo. E’ infatti noto che “Sos Boes” (i buoi) erano “strumento di produzione”, utilizzati per la lavorazione della terra. “Sos Boes” hanno un’andatura cadenzata da saltelli e ogni tanto creano scompiglio tra la gente; oppure, buttandosi a terra, inscenano una sorta di ribellione agli ordini de “Sos Merdules”: questi li inseguono, con in mano “Sa socca” (una sorta di laccio in cuoio) o un bastone di legno, per controllarli e assoggettarli. Questo rituale, da generazione in generazione, viene ripetuto nelle vie del paese; ma il punto di incontro fra la comunità e “Sas Carrazzas” è la piazza centrale di San Nicola dove tutti eseguono il tradizionale ballo sardo ottanese.

Vi sono altre maschere in legno sempre con sembianze animali. Esse rappresentano “Sos Porcos” (i maiali), “Sos Molentes” (gli Asini) e “Sos Crappolos” (i cervi). Altra maschera tipica è quella de “Sa Filonzana”. E’, solitamente, un uomo mascherato con le sembianze di una vedova che fila la lana, o meglio fila “il filo della vita”. Porta con sé una forbice che, nel caso in cui incontri una persona che le paia sgradevole, usa per tagliare il filo di lana. Questo rituale augurerebbe a tale persona sfortuna e malessere in genere.

Uno strumento particolare, che in passato era assai utilizzato è “S’Orriu “. Si tratta di un “tamburello” in sughero, avente una delle due estremità coperta da una pelle d’asino con al centro un buco attraverso il quale scorre un laccio. Strofinando questo laccio con una mano si crea un suono tale da spaventare o rendere molto irrequieti i cavalli. In passato veniva utilizzato nelle campagna per spaventare animali indesiderati.

Emerge quindi l’essenza del Carnevale di Ottana: spontaneità, improvvisazione e i comportamenti trasgressivi dell’intera comunità, mascherati e non. Sono queste le particolarità che lo rendono così suggestivo.